martedì 30 luglio 2019

Sei terra, sei paglia, sei sole.

Mezzogiorno. Tutto si fa silenzio, nemmeno le cicale hanno più la forza di frinire.
Il sole invade tutto, anche gli angoli più nascosti dell'anima. 
Lo senti bruciare, ti si insinua nel respiro, ti strappa gli occhi, fa evaporare anche il sogno più scuro.
I pensieri sono gusci vuoti che si sgretolano.

I campi sono come sospesi, irreali nell'aria che trema. Gli orizzonti si fanno infiniti, come infinita sembra l'arsura. La Terra si è fatta fornace. 
Cerchi riparo all'ombra di una spiga di grano, ma nulla ha più la forza di fermare i dardi infuocati. 

L'Infinito

Nemmeno il vento è  capace di muoversi. S'è fermato, attonito.
Tutto ciò che è vivo trattiene il fiato, si aggrappa alla vita, china il capo per non mostrare l'anima al Signore dell'estate.

Le pietre sono roventi, la falce anche.
Il metallo riflette i raggi ferendoti gli occhi, la tua mano regge con forza il manico, rinnovando la sfida antica dell'Uomo e della Vita.

Le reste delle spighe ti feriscono, l'erba che è nata assieme al grano ti graffia le gambe e l'orgoglio.
Gocce di sudore ti accecano e ti fanno bruciare il cuore.
La polvere ti avvolge e ti impasta. Sei terra, sei paglia, sei sole.
Sei pula inutile.

Il sole mi fruga l'Anima
Sei silenzio.

Sei la fatica dei millenni.
No, non sei nemmeno quello. Nemmeno t'immagini anche solo un grammo di quella fatica.
Sei solo un granello insignificante di polvere. Una pagliuzza nel grande granaio della Storia.


Foto @Michelangelo Di Venere

Ma continui a mietere.
Continui a sudare e soffrire in quel campo. Come diecimila anni prima di te.
Continui a gioire quando vedi il tuo grano raccolto e pulito nel granaio.

Continui a piangere di rabbia quando vedi il tuo raccolto perso per un parassita che l'ha mangiato al posto tuo, per una grandinata che ha trebbiato prima di te, per quelle piantine che non hanno trovato la forza di emergere da un terreno di cemento.

Cuscuta, terribile parassita che si nutre di legumi... addio alle lenticchie. 

Ma continui a mietere.
E continui a seminare.
E quel seme che tu affidi alla Terra anno dopo anno, è un buon seme, è un seme che hai raccolto, pulito, custodito, e di nuovo affidato alla Terra. E' il tuo seme, che cresce e impara con te.

E a volte sbaglia, come te. E invece a volte fa una cosa bella, come te.

A volte piange, altre volte grida di rabbia o di dolore. A volte muore in silenzio.

Ma a volte invece danza.
Danza la vita, l'abbondanza, il dono, e quel sole che svuota di vita diventa invece compagno di ballo.
E ride, di gioia, di gratitudine. Ride perché ce l'ha fatta. E il suo profumo si sparge nel vento che è tornato a correre.
Lo senti intorno a te, ti avvolge e ti abbraccia. Lo vedi che fa le capriole nel campo, che volteggia con le rondini, e poi riposa sereno nel suo granaio, perché sa che ancora una volta sarà nutrimento buono di anime Vive.

Foto @Michelangelo Di Venere - Danzando sui ceci