mercoledì 4 dicembre 2019

Ci sono sere in cui piove

Ci sono sere in cui piove.
E la tua porta è chiusa a chiave, per impedire al mondo di entrare.

Ma poi sei tu che esci.
Qualcosa ti richiama, non riesci a dire di no. Non vuoi dire di no.

E nuoti come un pesce nella corrente impetuosa delle strade, tra i volti indaffarati e assenti, tra i corpi che ti urtano e ti ignorano, tra gli occhi ipnotizzati dalle vetrine.
Tra esseri umani a cui stanno rubando l'umanità.

Tra scrosci d'acqua che ti inzuppano i pensieri.

Nuoti cercando di evitare gli scogli e i vortici, provando a intercettare qualche sguardo che però non ha più luce.

Nuoti cercando di respirare tra una goccia e l'altra.

Nuoti e cammini.
Perchè ogni terra deve essere camminata, e perchè c'è sempre un luogo che ti attende. Anche se non lo sa. E nemmeno tu lo sai.

E allora cammini. E i piedi ti portano, loro lo sanno. Loro sanno.

E arrivi. E l'arrivo è una bolla calda e accogliente in cui puoi entrare a riposare.

Una bolla di racconti, di poesie, di volti che finalmente vedono, di cuori che ascoltano, di orecchie che cantano. Di corpi che vivono.

Come sono belle le bolle! Ti cullano e ti rincuorano, ti raccontano storie di luoghi e di tempi, di uomini e di poeti.
Ti incidono note nel petto.
Ti abbracciano stretta per poi lasciarti di nuovo andare.


Andare in un altri cammini.

Ma la bolla resterà dentro di te, come una minuscola perla preziosa nell'ostrica del tuo Essere.










martedì 30 luglio 2019

Sei terra, sei paglia, sei sole.

Mezzogiorno. Tutto si fa silenzio, nemmeno le cicale hanno più la forza di frinire.
Il sole invade tutto, anche gli angoli più nascosti dell'anima. 
Lo senti bruciare, ti si insinua nel respiro, ti strappa gli occhi, fa evaporare anche il sogno più scuro.
I pensieri sono gusci vuoti che si sgretolano.

I campi sono come sospesi, irreali nell'aria che trema. Gli orizzonti si fanno infiniti, come infinita sembra l'arsura. La Terra si è fatta fornace. 
Cerchi riparo all'ombra di una spiga di grano, ma nulla ha più la forza di fermare i dardi infuocati. 

L'Infinito

Nemmeno il vento è  capace di muoversi. S'è fermato, attonito.
Tutto ciò che è vivo trattiene il fiato, si aggrappa alla vita, china il capo per non mostrare l'anima al Signore dell'estate.

Le pietre sono roventi, la falce anche.
Il metallo riflette i raggi ferendoti gli occhi, la tua mano regge con forza il manico, rinnovando la sfida antica dell'Uomo e della Vita.

Le reste delle spighe ti feriscono, l'erba che è nata assieme al grano ti graffia le gambe e l'orgoglio.
Gocce di sudore ti accecano e ti fanno bruciare il cuore.
La polvere ti avvolge e ti impasta. Sei terra, sei paglia, sei sole.
Sei pula inutile.

Il sole mi fruga l'Anima
Sei silenzio.

Sei la fatica dei millenni.
No, non sei nemmeno quello. Nemmeno t'immagini anche solo un grammo di quella fatica.
Sei solo un granello insignificante di polvere. Una pagliuzza nel grande granaio della Storia.


Foto @Michelangelo Di Venere

Ma continui a mietere.
Continui a sudare e soffrire in quel campo. Come diecimila anni prima di te.
Continui a gioire quando vedi il tuo grano raccolto e pulito nel granaio.

Continui a piangere di rabbia quando vedi il tuo raccolto perso per un parassita che l'ha mangiato al posto tuo, per una grandinata che ha trebbiato prima di te, per quelle piantine che non hanno trovato la forza di emergere da un terreno di cemento.

Cuscuta, terribile parassita che si nutre di legumi... addio alle lenticchie. 

Ma continui a mietere.
E continui a seminare.
E quel seme che tu affidi alla Terra anno dopo anno, è un buon seme, è un seme che hai raccolto, pulito, custodito, e di nuovo affidato alla Terra. E' il tuo seme, che cresce e impara con te.

E a volte sbaglia, come te. E invece a volte fa una cosa bella, come te.

A volte piange, altre volte grida di rabbia o di dolore. A volte muore in silenzio.

Ma a volte invece danza.
Danza la vita, l'abbondanza, il dono, e quel sole che svuota di vita diventa invece compagno di ballo.
E ride, di gioia, di gratitudine. Ride perché ce l'ha fatta. E il suo profumo si sparge nel vento che è tornato a correre.
Lo senti intorno a te, ti avvolge e ti abbraccia. Lo vedi che fa le capriole nel campo, che volteggia con le rondini, e poi riposa sereno nel suo granaio, perché sa che ancora una volta sarà nutrimento buono di anime Vive.

Foto @Michelangelo Di Venere - Danzando sui ceci







lunedì 29 aprile 2019

La terra mi tiene

Lentamente.
Attraversando chilometri e ostacoli.
Tenacemente, come l'acqua che erode la roccia.
Sono scesa in quei luoghi ignoti.



In silenzio e con il cuore che senti battere.
Come entrare in un luogo sacro che non consoci. Come addentrarti in una foresta piena di luci e suoni misteriosi.
Così sono arrivata ad Atena Lucana. Di sera, in una casa arrampicata sulla montagna. Silenziosa e apparentemente deserta.



Solo miriadi di uccelli cantavano nel bosco. Solo cori di ranocchie che gracidano dalle umidità della terra.

Poi all'improvviso.
Amici, visi noti, visi nuovi. Festa. Cibo condiviso. Vino inebriante. Musica.
Parole come se nulla altro al mondo potesse avere significato.
Bellezza.

Ma tutto finisce, il sonno culla la felicità e l'attesa.

Attesa di fuochi accesi e di lieviti danzanti.

Un nuovo giorno, una nuova mattina. Abbagliante della luce del Sud.
I forni si accendono. Uno dopo l'altro. Devono scaldare le loro anime per accogliere la Vita sotto forma di pane. L'unico vero alimento essenziale e ancestrale.



Poco alla volta, anche qui con delicatezza. La violenza della fiamma potrebbe spaccare il cuore. Far crollare i mattoni freddi da così tanti anni, non più abituati all'Amore.
L'Amore deve entrare lentamente per  poter  gettare radici profonde. Per essere creatore e non distruttore.



Ed ecco. Il paese di anima. Nel silenzio delle viuzze sassose e abbandonate si riversano anime in festa. Vecchi amici, volti nuovi. Giovani e anziani. Cuori che si ritrovano, anime che solo qui e adesso dovevano incontrarsi. Occhi che vedranno le stesse cose ma non entreranno gli uni negli altri. 
Parole che abbracciano, braccia che parlano.




Mani che impastano. Che danno energia e nutrimento ai propri lieviti. Perché il lievito è vita, ma tanti lieviti assieme fanno una vita più grande, fanno fremere l'aria e la collina. 

Ed anche i tamburi e i piedi che danzano è come se impastassero, come se facessero muovere il lievito, per far crescere la Vita.  



Ma il giorno atteso arriva. L'attesa si spegne e diventa presenza. Si accendono di nuovo i forni, si impastano lieviti e farine di grani buoni, grani coltivati con lentezza, grani che portano in sé diversità, storia, sudore di generazioni di contadini, profumi di terre diverse, colori, aromi, forme mai uguali.
Gomito a gomito, mani, acqua, sale, sole. Anche il sole impasta. I suoi raggi si intrufolano nella massa morbida, la agitano, aggiungono lievito dell'Universo. 



E mentre l'energia fa crescere la Vita e il Cibo, i fuochi danzano nei cuori dei forni. Chi più, chi meno. Come nella vita. Chi si scalda subito, chi s'infiamma, chi brucia piano, chi rompe gli argini, chi resta solo tiepido, chi non può essere acceso perché ha l'anima troppo fragile.
Ma insieme, senza fretta, senza gara, senza vanto.  Tanti forni come un solo forno. Il fumo che si mescola. Gli impasti che fremono, a volte anche troppo e allora tracimano, come lava di vulcano che la Terra non può più contenere. 



Il vino, il cibo, musica, parole, attese. Attese. Attese di donne anziane vissute da sempre nel loro paese. Di giovani che vengono da lontano. Di persone che vivono vicine ma che dovevano fare 600km di strada per incontrarsi. 
Contadini, fornai, artisti, poeti, scrittori, musicisti. La Bellezza dell'Uomo, la diversità che crea la Bellezza. Perché solo dove c'è diversità ci può essere meraviglia e armonia. Perché una sinfonia non può essere suonata da un solo strumento. 



Focacce e pani, la vita incontra il fuoco. A volte si brucia, altre è troppo liquida, altre ancora incontra pareti che l'accolgono col giusto abbraccio. Alcuni sono belli, bellissimi. Altri brutti. Ma davvero può essere brutto un pane? 
No, non può. Perché è Anima, Essenza. E' la Madre terra che si fonde con l'Umanità.

Ma non importa, niente importa se non l'incontro e il lievitare assieme. 
Niente più importa se non questa danza della Terra, che dona senza chiedere nulla in cambio.
C'è qualcosa di rivoluzionario, qui. Nulla è come vorrebbero che fosse. 

"Restate a cresciri". La Terra mi tiene



lunedì 22 aprile 2019

Il pane in cammino

Si parte. 

Questo è un viaggio atteso, sognato, aspettato. Da un anno. O forse, da sempre.
Si parte. Ma forse si è sempre in viaggio, e questa è solo una delle tante tappe. Alcune sono improvvise e impreviste. Altre le desideri lungo inverni ed estati, semine e raccolti.
Si parte. Con un po' di trepidazione, una lieve palpitazione per la paura di restare delusi, oppure di non saper reggere troppa bellezza. 
Si parte, con le cose più preziose: la mia farina, dono dei campi e di Madre Terra,  e il lievito madre, dono di un amico che incrociando il mio cammino ha spostato un ammasso informe di rovi per mostrarmi un sentiero di  bellezza, fatica, condivisione. Un sentiero che non si percorre da soli, ma fianco a fianco con tante altre anime, simili e diverse, una ricchezza smisurata di conoscenze, esperienze, lotta, difficoltà e tenacia, delusione e gioia, lavoro duro e festa. 
Si parte. Al mio fianco chi ha deciso di camminare con me nella vita, e che sostiene ogni giorno la mia fragilità e il mio entusiasmo. 
Si parte. 




Vi chiedo, se potete, di seguirci in questo viaggio. Di aprire il cuore, le menti, l'anima. 
Vi chiedo di mettere da parte ogni giudizio, ogni presunzione, ogni cosa che già sapete, ogni cosa di cui siete esperti, ogni cosa che non vi piace.
Vi chiedo di guardarvi dentro e intorno con occhi nuovi, senza veli. 

Vi chiedo di entrare in punta di piedi nella vostra vita ed in quella del Mondo che ci circonda, in ogni vostra casa e luogo di lavoro. In ogni svago e in ogni dolore.

Venite con me, ad Atena Lucana. La Terra mi tiene.  



mercoledì 10 aprile 2019

Benvenuti a casa

Scrivo sempre dei miei viaggi, e la voglia di scrivere viene forte e bruciante appena mi immergo nel nuovo mondo da percorrere. Durante il cammino ci sono sempre delle pagine bianche di carta che mi accompagnano, su cui scorre il racconto come un fiume che si apre una nuova strada.
Il viaggio, vicino o lontano, breve o lungo (ma cos'è poi vicino? e cos'è breve? un minuto può essere infinito, e un mese come un attimo) è come una bolla in cui ti immergi, che fluttua a mezz'aria e ti protegge per un po' dalla quotidianità. 

Viaggio

Ma questa volta è stato diverso. Questa volta quelle pagine si sono macchiate solo di dati, progetti, cifre, domande, risposte, elenchi. Questa volta la bolla del viaggio non era ben chiusa e la fretta e la razionalità della quotidianità hanno trovato un pertugio attraverso cui infiltrarsi e contaminare il tempo sospeso. 

Elenchi

Ho camminato su strade già note, percorse e ripercorse molte volte, incontrato persone conosciute, sostenuto ancora una volta lo sguardo di tanti occhi acerbi ma spesso già adulti, ascoltato disperazioni note ormai senza più stupore. Quasi un ritorno a casa. Una casa amata ma complicata e infelice. 

Benvenuti a casa

Però poi frugandosi dentro qualcosa di nascosto lo si trova sempre. Qualcosa che non vorrebbe uscire, o che forse si da per scontato. 
E' una rabbia amara, per un angolo di Terra pieno di profonda bellezza, che chi dovrebbe non vuol vedere, e anzi fa di tutto per nasconderla e rubarla all'Umanità, deturparla anziché proteggerla, svenderla invece che renderla preziosa. 

Sua Maestà il Sicomoro

E' un filo di speranza che riaffiora di tanto in tanto, a cui un popolo pieno di vita si aggrappa stanco di perdersi in una fuga folle attraverso deserti e mari che uccidono. 

Aggrapparsi alla vita

E' lo stupore di sentirsi parte, colore in mezzo ai colori, nota musicale in mezzo alla danza, spezia tra i profumi amati di cibi condivisi. 

Colori e profumi da condividere

E' il desiderio pungente di vedere un popolo rialzarsi da terra, di porgere quella mano a cui si possano appoggiare per trovare il coraggio, per sostenere le gambe ormai quasi atrofizzate dalla disperazione.

La disperazione dell'immobilità

Per accompagnarne i passi come di un bambino che impari di nuovo a camminare, per poi lasciarlo andare per la sua strada, con le forze recuperate, con la vita davanti a sé, con la bellezza di pagine da scrivere a modo suo, non come gli impone qualcun altro, di meraviglie da costruire, di viaggi da fare, di orizzonti a cui aprirsi, di anime da liberare dalla gabbia in cui altri le hanno rinchiuse. 

Orizzonti
E' il sogno che da troppo tempo aspetta di diventare realtà, che tutti i bambini, i giovani, i ragazzi,  tutti coloro che hanno disperatamente voglia di avere un futuro, abbiano la libertà di vivere una vita che possano pensare, sognare, scegliere, sperimentare, sbagliare, riprovare. Vivere scegliendo. 

Vite che vogliono scegliere











sabato 15 settembre 2018

C'è bisogno di luce




In questi tempi bui
c'è bisogno di luce.
Ecco, nuoto nel mio cuore
perché rimanga sempre acceso.

In questi tempi
in cui si costruiscono muri,
ecco ogni giorno
provo a togliere un mattone.

In questi tempi
in cui crollano ponti,
ecco, tendo le mie mani
per chi le vorrà afferrare.

In questi tempi di odio
provo a donare sorrisi
a chi meno se lo aspetta.

In questi tempi
in cui tutti gridano,
come un sussurro
provo a costruire attimi di gioia.

In questi tempi
in cui tutti insultano,
dono spighe di grano
e raggi di sole.

In questi tempi di paura
ho ancora fiducia nell'uomo,
nella sua ricerca di Gioia.

In questi tempi
in cui si distrugge,
cerco di costruire bellezza,
per un mondo che è ancora meraviglioso.

E come una danza
il mio sogno
di scalfire i muri di odio
con lo scalpello di un sorriso.

E come una sinfonia
il mio sogno
perché una musica divina
è mescolanza di mille note diverse.

E come un canto
il mio sogno
che guarisca le anime che odiano
perché la Vita è una.

Ed è Bellezza.






lunedì 13 agosto 2018

La valigia blu

Questa è una Valigia Blu.

Piena, stipata fino all'orlo. Chiusa.
Una valigia in attesa. In attesa di partire, o forse di arrivare. In attesa di essere aperta. O forse dimenticata.


Ci sono sogni, dentro la Valigia Blu. Forse illusioni, sicuramente contiene della vita, in attesa di essere vissuta, o forse tradita. 

E' una valigia che vorrebbe partire, camminare su strade polverose e solcare mari tempestosi. E trovare riposo nell'unico luogo dove permetterà di essere aperta. 
Non lo sa, qual'è quel luogo, ne dov'è, ne che aspetto avrà. Non sa nemmeno se esiste. Sa che quando lo avrà trovato si aprirà. Forse per restare, o forse per riempirsi di nuovo di altra vita e ripartire per un altro cammino. 

Ci sono dentro vestiti nuovi e vestiti vecchi, risate ed errori. Ci sono dentro sguardi che trafiggono e mani che accarezzano. Ci sono dentro amore e rancore. Impermeabili e gonne a fiori. 
C'è dentro un cannocchiale e una lente d'ingrandimento, per guardare lontano e dentro di sé. 
C'è un piccolo scrigno di cui s'è perduta la chiave.  
E una larva che si è annidata tra i vestiti. Forse diventerà farfalla, o forse tarma che divora.

Non sa chi afferrerà la sua maniglia, ne il suo aspetto o la sua età. Sa solo che dovrà essere forte, perché sulle spalle la Valigia Blu può essere molto pesante. O leggera come una piuma. 

La Valigia Blu aspetta.
Piena.